Grazie di cuore alla maestra Arianna, maestra ragusana in assegnazione provvisoria alla nostra primaria Copernico a Corsico (Milano), per questa bella e sentita lettera, inviata a Orizzonte Scuola, che racconta la sua esperienza di due modelli scolastici diversi nella scuola primaria.
Il tempo pieno è un modello di scuola in cui crediamo fortemente anche noi genitori: è per questo che non smettiamo di credere nel valore del tempo mensa come tempo scuola. E’ per questo che non accettiamo quanto emerso nell’ultima sentenza del Tar, che invece afferma che il servizio di «refezione scolastica» non rientra nel «diritto all’istruzione», ma è solo «strumentale all’attività scolastica». Per noi genitori di Corsico è molto di più.
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Scuola Primaria: in Lombardia c’è tanta pratica, in Sicilia molta teoria. Stereotipo o affermazione che scaturisce dal fare quotidiano? Parlo della mia esperienza.
Sono Arianna Mandolfo, da 23 anni insegnante di ruolo in quelle che, quando sono entrata per la prima volta in una classe, erano le scuole elementari. Per mia scelta, da settembre ho lasciato la mia città, Ragusa, e mi sono ritrovata in assegnazione provvisoria a Corsico, cittadina sul Naviglio Grande, prosecuzione della periferia sud-ovest di Milano.
Nuova scuola, nuovi alunni da seguire, nuovi docenti con cui confrontarsi e condividere l’entusiasmante lavoro che ho sempre sognato di svolgere fin da bambina. E come una bambina ho iniziato con gli occhi dello stupore.
La mensa; l’intervallo breve e l’intervallo lungo; la frutta o lo yogurt a metà mattina; la presa di servizio alle 12.30 e l’uscita da scuola alle 16.30; il sabato libero per tutti. Tutto diverso, tutto nuovo, tutto da scoprire!
Sull’aspetto pedagogico affermo che la capacità che hanno i bambini d’amare è insuperabile! I miei alunni avevano lasciato l’insegnante precedente con la quale avevano vissuto i primi due anni di scuola e avendo la prevalenza avrei trascorso con loro tutte le mie ore. Risultato? A fine settembre eravamo già una bella squadra.
Accoglienza, fiducia e rispetto sia dei bambini, delle famiglie e di tutto il personale scolastico (Dirigente scolastico, colleghi, personale Ata).
Ho subito instaurato un rapporto efficace col mio dirigente scolastico Alberto Ardizzone che, puntando su una pedagogia inclusiva e basata sull’educazione alla gentilezza (prevenzione al bullismo e ogni forma di disagio), è in perfetta empatia lavorativa con il mio modo d’insegnare.
Ho conosciuto tanti colleghi precari del Sud e ascoltando le loro storie ho guardato con altri occhi lo scenario scolastico italiano. Molti di loro affermano con seria convinzione che un posto di lavoro è sacro, come sacro è il servizio e la dedizione che quotidianamente emerge nel loro operato.
Al Nord c’è la stessa voglia di fare del Sud e la stessa coscienza lavorativa per chi come noi lavora con voglia e motivazione. In Lombardia si lavora sul tempo pieno, mentre al Sud mancano le strutture e la possibilità di offrire ai nostri alunni un tempo scuola differente.
I bambini del Sud studiano per due volte, come dico io: la mattina a scuola e il pomeriggio a casa! I bambini del Nord si godono la scuola: tanti laboratori e attività svolte con esperti esterni (corso di ceramica, percorso di Thai Chi, didattica digitale, robotica e coding, Clil, apprendimento per scoperta). I compiti solo il sabato, perché bastano le otto ore al giorno. Al suono della campanella li attendono le attività extrascolastiche: piscina, danza, pianoforte, teatro. Si trova il tempo anche per quelle.
Al Sud i docenti danno l’anima ma, purtroppo, resta solo teoria: belle parole sui registri di progettazione e poca pratica didattica, perché il tempo è troppo poco per lavorare a 360 gradi.
Ho imparato a guardare con altri occhi, a lavorare con tempi più distesi e con una maggiore ricaduta degli esiti, a praticare in classe l’arte della gentilezza, a mettere in pratica tutte le belle metodologie didattiche in spazi e tempi concreti e non solo su carta.
Ho imparato che l’alunno diventa bambino durante la mensa quando condivide con il docente il proprio pasto, quando lo si aiuta a esplicitare le proprie autonomie, quando a pranzo non si discute di scuola e nell’intervallo si gioca e basta. Ho imparato che l’aspetto relazionale è conoscersi e conoscere l’altro in altri momenti quotidiani.
Il tempo pieno dovrebbe diventare il tempo scuola per tutta l’Italia, in modo da avere una omogeneità educativa pedagogica e basata su una didattica laboratoriale. Questo garantirebbe una visione unitaria del sistema scolastico e farebbe superare certe fratture e voragini che invisibilmente, inghiottono la nostra amata scuola, garantendo maggiori opportunità educative alle future generazioni.
Arianna Mandolfo
Il link all’articolo:
www.orizzontescuola.it/scuola-primaria-la-differenza-nord-sud-tutta-sul-tempo-pieno-lettera